domenica, aprile 15, 2007

Il nuovo lupo cattivo

Se ad un certo numero di persone presentate due ipotesi sugli sviluppi futuri di una situazione che non conoscono, una ottimistica e una pessimista, siate pur certi che una larga maggioranza darà credito alla previsione di una terribile catastrofe. All'origine di questo atteggiamento stanno varie ragioni: ricordi spiacevoli del proprio passato, senso di inadeguatezza rispetto alle sfide che la vita ci pone, ma soprattutto l'ignoranza dei termini esatti della questione. I bambini tremano nel loro lettuccio al pensiero del babau, del lupo cattivo, o di altre cose cattive delle quali hanno un'idea molto vaga, e che non esistono; gli adulti tendono a rispondere con un sonoro "no!" alle novità e al progresso. Un no immotivato, irrazionale, frutto dell'ignoranza dei termini esatti della questione e degli oscuri fantasmi che si agitano in menti non abbastanza cresciute.Da qualche anno a questa parte, un nuovo motivo di paure irrazionali si è fatto strada nell'inconscio della parte meno qualificata dell'opinione pubblica: un babau chiamato Ogm, cioè Organismo geneticamente modificato. La modificazione genetica di organismi animali e vegetali non è una pratica degli ultimi anni: quasi la totalità della pasta che mangiamo viene prodotta utilizzando il grano duro "Creso", frutto di una modificazione genetica indotta mediante irraggiamento poco dopo la metà del secolo scorso, in Italia. Ancora più vecchie sono le modificazioni genetiche indotte con varie tecniche in animali e vegetali per renderli più gradevoli al palato, più produttivi, più resistenti.Quello che c'è di nuovo, invece, è che le nuove tecniche di intervento sui dna consentono più elevati livelli di condizionamento delle specie. Applicandole è ora possibile, per esempio, produrre riso ricco in vitamina A, capace di salvare dalla cecità centinaia di migliaia di persone l'anno, coltivare una varietà di cotone resistente alla siccità, e così via. Insomma, una straordinaria opportunità per l'uomo, per la sua sopravvivenza e la sua salute, per il suo livello di vita. Ma, di fronte a questa straordinaria opportunità, che naturalmente deve essere gestita con attenzione e senso di responsabilità, il fronte dell'ottusità in cultura degli ambientalisti giurassici si è saldato con lo stolido e gretto mondo degli egoisti antiglobalizzazione. E così l'Europa, e in essa l'Italia, rimarrà tagliata fuori da uno straordinario processo di sviluppo e dovrà rinunciare a contribuire al miglior andamento dell'umanità.
di Paolo Togni - Tempi - 12 aprile 2007